Per aplasia
midollare si intende la marcata riduzione o mancanza totale di tessuto
emopoietico in assenza di infiltrazione o sostituzione neoplastica.
Si
caratterizza per la presenza di pancitopenia periferica con
manifestazioni
cliniche anemiche, infettive ed emorrafiche.
Vengono
distinte in congenite ed acquisite.
Tra le
aplasie congenite
la più conosciuta e meglio studiata e l’anemia di Fanconi.
Nonostante il nome “anemia” si tratta in realtà di una pancitopenia
congenita a
trasmissione autosomica recessiva caratterizzata da alterazioni del
meccanismo
di riparazione del DNA e da una aumentata suscettibilità al danno da
radicali
liberi dell’ossigeno.
Stante la
fragilità cromosomica può accompagnarsi a sviluppo di malformazioni a
carico di
altri organi o apparati (microcefalia, strabismo, ritardo di crescita,
ipogenitalismo, alterazioni cutanee e malformazioni renali quali
agenesia,
ipoplasia o rene a ferro di cavallo di cavallo) e presenta una maggiore
propensione allo sviluppo di neoplasie (più spesso di tipo leucemico ed
epatico) .
Si manifesta generalmente nella prima decade di vita, sovente dopo i
3 anni, con una predilezione per il sesso maschile.
Clinicamente
sono apprezzabili manifestazioni di pancitopenia ingravescente con
progressivo
peggioramento di sintomi e segni dell’anemia cronica (astenia, pallore,
affaticabilità dispnea, difficoltà di concentrazione, etc.), della
granulocitopenia (infezioni ricorrenti) e della piastrinopenia
(sindrome
emorragica).
L’anemia è
normocromica o lievemente macrocitica con riduzione dei reticolociti e
persistenza di emoglobina fetale; ad essa si associano granulocitopenia
e
piastrinopenie ed eventuale persistenza in circolo di precursori
eritroidI e
della linea granulocitaria.
Il midollo
osseo nelle fasi iniziali si presenta normocellulato o
addirittura
ipercellulato per poi ridurre progressivamente la sua cellularità fino
all’aplasia completa.
Per la
diagnosi
è necessaria la dimostrazione della fragilità cromosomica tramite
studio citogenetico su linfociti periferici sottoposti ad agenti
clastogeni.
La prognosi,
nei soggetti non eleggibili per il trapianto è infausta, con exitus
nella
seconda decade di vita, i soggetti sottoposti a trapianto di midollo
allogenico
presentato una sopravvivenza a 5 anni del 70-80%.
Le aplasie
midollari acquisite posso essere idiopatiche o
secondarie ad: agenti
chimico
fisici: dose dipendenti come radiazioni
ionizzanti, benzene e derivati, farmaci
antiblastici o dose indipendenti come alcuni farmaci occasionalmente
associati
ad aplasia come alcuni chemioantibiotici, antimalarici, antitiroidei,
antidiabetici, estrogeni, etc.. infezioni
virali: Parvovirus,
Epstein-Barr, Citomegalovirus, HIV, epatiti etc. … malattie
autoimmuni che determinano soppressione dell’emopoiesi
immunomediata ad opera di linfociti T
citotossici.
La riduzione
dell’attività midollare può essere dovuta sia ad alterazioni
intrinseche dei
precursori emopoietici per difetti qualitativi e/o quantitativi che ad
alterazione
del microambiente midollare.
L’aplasia
secondaria ha una predilezione geografica per la cina ed il sud-est
asiatco ove
l’incidenza è superiore di 4 volte rispetto ad Europa Occidentale ed
USA, può
interessare tutte le fasce d’età con due picchi d’incidenza, uno
intorno ai 30
ed uno dopo i 65 anni.
L’esordio
può essere:
acuto con comparsa
improvvisa e violenta di
febbre alta, orofaringite, espistassi, astenia angina, non responsivi
ad
antibiotici ed antipiretici, più frequente nei soggetti giovani.
cronico
con
mesi di astenia progressiva, con ricorrenti episodi febbrili ed
infettivi,
recidivanti ed a lenta remissione e piccole manifestazioni emorragiche.
Nella fase
attiva della malattia predonimano le manifestazioni della pancitopenia con
sintomi
e segni dell’anemia cronica (astenia, pallore, affaticabilità dispnea,
difficoltà di concentrazione, etc.), della granulocitopenia (infezioni
ricorrenti) e della piastrinopenia (sindrome emorragica), vairamente
associati
tra loro e di gravità variabile.
Fattori
prognostici negativi sono granulociti < 500/mm3,
piastrine
<20.000/mm3, indice reticolocitario
<1% (indice
reticolocitario=conta reticolocitaria x ematocrito pz./ematocrito
normale),
severa riduzione della cellularità midollare alla biopsia ossea,
modesta
ipocellularità midollare con cellule mieloidi <30%.
L’aplasia è
grave in presenza di due fattori prognostici negativi ematici + uno
midollare.
La terapia
prevede, ove sia possibile, l’allontanamento dell’agente eziologico
sospettatto
(qualora sia presente), terapia di supporto (trasfusioni,antibiotici e/o
antifungici ), ripristino
dell’emopoiesi con mielostimolanti (androgeni e fattori di crescita),
immunosoppressori (corticosteroidi, ciclosporina A globulina
antilinfocitaria)
e trapianto di midollo.
Il trapianto di midollo osseo allogenico può
guarire
oltre il 70% dei pazienti.